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QUADRI MODERNI e POP ART Arte finlandese al MAXXI

Una grande vela colorata formata da centinaia di vestiti per bambini con una girandola di colori che rimodellerà uno dei profili delMaxxi, il Museo del XXI secolo. Un progetto ideato da una delle massime artiste finlandesi Kaarina Kaikkonenche utilizzerà per l’installazione un caleidoscopio formato dai vestiti dei bambini che verranno regalati dagli abitanti del quartiere Flaminio.

Un progetto interattivo in cui tutti saranno protagonisti Ogni persona donerà un indumento, con tutto il suo bagaglio di ricordi, entrando così a far parte dell’opera. Sarà davvero una grande vela che si muoverà con il vento, connettendo uno dei vuoti che caratterizzano il profilo esterno dell’edificio di Zaha Hadid. I colori pastello e la morbidezza dei vestiti dei bambini stabiliranno un dialogo e metteranno alla prova la durezza del cemento che caratterizza le linee del museo.

Il lavoro prende via l’8 marzo con la raccolta dei vestiti di bambini da 0 a 4 anni, mentre l’opera sarà presentata sabato 14 aprile. Per quella data verrà organizzata una grande festa nella piazza del Maxxi e l’artista condividerà con il pubblico il suo progetto.

Un’arte tutta al femminile per il Maxxi conMarisa Merz, una vera outsider e figura di spicco dell’Arte italiana, celebrata dalla principali istituzioni museali internazionali e premiata alla Biennale di Venezia del 2001. in mostra Dieci opere a partire dall’installazione Senza titolo del 2009/2010 recentemente acquisita.

All’insegna dell’arte al femminile appuntamento con Doris Salcedo (dal 15 marzo al 24 giugno) l’artista che ha squarciato il pavimento della Turbine Hall alla Tate Modern di Londra, murato una sala del Castello di Rivoli a Torino, riempito con più di 1500 sedie il “vuoto umano” lasciato dalla distruzione di un edificio a Istanbul (2003). Che parla della vita, del disagio e della dignità.

Al MAXXI presenta il suo ultimo lavoro, l’installazione Plegaria Muda, fatta di tavoli sovrapposti. Paola De Pietri presenta invece To face (dal 16 maggio al 30 settembre ) un racconto in 20 fotografie dei luoghi che furono teatro della Prima Guerra e che adesso sono luoghi di vacanza e oasi di pace.

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Comunicare l’arte: intervista ad Alfonso Artiaco per Marketing Web TV

La galleria Artiaco nasce nel 1986 grazie ad una forte passione di Alfonso Artiaco per l’arte, che in seguito è diventata il suo lavoro. Il suo interesse iniziale era rivolto principalmente all’arte povera, minimal, concettuale, come egli stesso racconta durante l’intervista. È l’arte contemporanea, tuttavia, ad essere protagonista della mostraattualmente visibile nella sua galleria. Albert Oehlen propone opere dove alla pittura astratta si aggiunge un particolare utilizzo dei colori, con tentativo di impiegare l’”azione” come elemento tra gli elementi.

Il gallerista sostiene che l’apparente inconciliabilità tra qualità espressiva dell’arte e guadagno sia superabile grazie ad un momento fondamentale che prescinde la vendita dell’opera: la relazione con l’artista. Un altro punto imprescindibile è rappresentato dalla qualità delle opere: solo assicurando la qualità del lavoro che il gallerista propone, è possibile fare dell’arte un vero e proprio lavoro.

Le opere d’arte contemporanea hanno spesso un carattere immateriale e tendenzialmente poco vendibile: le opere performative, video, luminose, sono solitamente difficili da vendere. A suo parere, tuttavia, l’idea di un’opera invendibile è inesatta: esistono opere di per sé fatte per non essere vendute, si pensi a Thomas Hirschhorn e la sua The Green Coffin,scultura lunga ben 13 metri, di ovvia difficoltà di vendita. In linea generale, tuttavia, se un’opera è di qualità troverà sempre un gallerista interessato ad acquistarla.

Diana Gianquitto, curatrice dell’intervista, chiede se esista nella politica della galleria, la volontà di raggiungere un pubblico nuovo e diverso dai tradizionali circuiti italiani e internazionali delle fiere e del collezionismo. È insito nel compito della galleria diffondere l’arte, come racconta Artiaco, ed oggiinternet aiutatantissimo a perseguirequesta “missione”.Ad esempio attraverso internet, si è data l’opportunità di richiedere le foto della mostra di Albert Oehlen e di quelle precedenti. C’è oggi grazie ai nuovi strumenti di comunicazione, la possibilità diveicolare il propriolavoroin modomoltopiù immediato, anche se alla base è necessario mantenere alto il livello di qualità delle opere.

La galleria Artiaco è tra le poche del territorio ad ottenere riconoscimenti anche nell’ambito internazionale a fiere prestigiose come quella di Basilea.

Gli si chiede infine, cosa invece manca al sistema dell’arte cittadino per affermarsi più incisivamente nel sistema internazionale.

Il vero problemaa suo parere è che nonostante ci siano tanti bravi autori, che riescono ad imporsi sul mercato ampio, manca un sistema dell’arte a Napoli. È una città ricca di storia e tradizione, ma è necessario anche che gli artisti del luogo abbiano i riconoscimenti che meritano.

Potrete vedere l’interessante intervista ad Alfonso Artiaco Lunedì 21 sulla marketing web tv:www.marketingwebtv.it

Non ti piace l’arte contemporanea?

Quante volte guardando un’opera d’artemoderna ti è scattata in mente la fatidica frase: “Questo lo facevo anch’io” oppure “Cosa mi rappresenta questa roba qui”? Il problema è che non si può amare quello che non si capisce. Un tempo era relativamente più facile, in quanto l’arte serviva sopratutto per insegnare agli illetterati. La Bibbia dei poveri era chiamata. Chi non sapeva leggere, poteva imparare dalle immagini che si trovavano un po’ ovunque nelle chiese, negli edifici pubblici, nelle piazze. I misteri e le relazioni nascoste In realtà anche allora c’erano diversi piani di lettura, e non tutto quello che era rappresentato in un dipinto era comprensibile a tutti, anzi spesso in molte opere gli artisti inserivano delle relazioni nascoste, dei dettagli particolari, dei richiami curiosi che solo pochi potevano captare. In ogni caso la lettura di un’opera d’arte antica era, almeno ad un livello base, alla portata di tutti. La fine dell’iconografia Oggi le cose sono ben diverse, anche perchè l’arte ha perso questo ruolo e sopratutto perchè, a partire dal XVIII secolo in poi gli artisti non seguono più un codice iconografico prestabilito, ma godono di una maggiore libertà creativa. Cosa si intende per codice iconografico? La classificazione di Panofsky Secondo la classificazione di Erwin Panofsky ci sono tre livelli di lettura di un’opera d’arte: il primo livello è quello pre-iconografico, poi viene quello iconografico e per ultimo quello iconologico. Per capire meglio facciamo un esempio con il tema della crocifissione: Il primo livello presuppone una comprensione di base del soggetto raffigurato, in questo caso un’esecuzione di tre uomini inchiodati a delle croci di legno, e una folla che assiste. Il secondo livello, quello iconografico di permetterà di riconoscere in questa immagine la crocifissione di Cristo e dei due ladroni, la Madonna e gli altri dolenti, i soldati, i membri del Sinedrio. Infine con il terzo livello possiamo ricollegare il dipinto ad un contesto più generale, ovvero la fede cristiana, il concetto di redenzione, la risurrezione e così via. Come affrontare l’arte contemporanea? Questo spiega come sia relativamente più semplice leggere un’opera d’arte antica rispetto ad un’opera d’arte contemporanea. Ciò non toglie che anche l’arte dei nostri giorni abbia un suo valore intrinseco, solo che per apprezzarla appieno bisogna avere la pazienza di conoscere meglio la vita dell’artista, il suo percorso e in molti casi non avere la pretesa che necessariamente un’opera debba per forza trasmettere un messaggio o un insegnamento. Messaggio o emozione? In alcuni casi può trasmettere un’emozione, una sensazione gradevole o sgradevole, ma non un messaggio codificato. Pensiamo ad esempio ad un brano di musica strumentale: nessuno si sognerebbe mai di andare a cercare nella Quinta Sinfonia di Beethoven un messaggio, ma la si apprezza per le emozioni che trasmette. Lo stesso discorso si può applicare ad un dipinto astratto o ad un’installazione.

 

Contemporary Lighting Context – Al via I TALKS

È stato inaugurato venerdì 14 ottobre ilContemporary Lighting Context, il primo festival di Lighting Ambient in Italia. A Como, nella sede della Caserma de Cristoforis, fino al 6 novembre saranno in mostre installazioni site specific realizzate da designer, architetti e artisti. Protagonista la luce, reinterpretata dai professionisti del lighting.

Il Festival che fa parte del circuito di ComOn, la settimana della creatività giunta quest’anno alla sua quarta edizione, ha l’obiettivo di proporre e sviluppare momenti di riflessionesulla ricerca attuale nell’ambito della light.

Un viaggio nell’affascinante mondo della luce, tra applicazioni ambientali e artistiche, tradibatti e incontri.

I Talks sono in programma sabato 22 e 29 ottobre, presso la sala conferenze del Circolo Ufficiali della Caserma De Cristoforis, Piazzale Montesanto 2, Como. Moderatore dell’incontro, il lighting designer Romano Baratta, Direttore artistico dell’evento.

Il programma

Sabato22 Ottobre

 

ore 11.00TAVOLA ROTONDA SULLA LUCE:incontro aperto con gli autori

 

ore 14.00LA PROFESSIONE DEL LIGHTING DESIGNER: Necessità ed Urgenze

Margherita Suss (AIDI), Maurizio Gianandrea (ADL), Mario Frau (APIL), Luciano Mecca (Light-is), Diego Bonata (cielo buio)

 

ore 16.30INSEGNARE LA LUCE

Piergiorgio Capparucci (Accademia di Macerata), Domenico Nicolamarino (Brera), Mario Bonomo(Politecnico di Milano), Andrea Siniscalco (Laboratorio Luce Politecnico di Milano)

 

Sabato29 ottobre

 

ore 11.00COMUNICARE LA LUCE

Mancinelli Salvatore (autore libro), Giacomo Rossi (luxemozione), Silvano Oldani (LUCE), Massimo Villa (Luce e Design), Lighting Now!

 

ore 14.00Antropologia e Filosofia della Luce

Giulio Maria Chiodi (filosofo), Romano Baratta (lighting designer)

 

ore 16.30LIGHT ART. Un’arte da scoprire.

Carlo Bernardini (artista), Tullio Leggeri (collezionista), Giuseppina Panza di Biumo (collezionista light art)

 

The Contemporary Lighting Context, the first festival of Ambient Lighting in Italy was officially inaugurated last Friday, October 14. Site-specific installations by designers, architects and artists will be on show at the military venue of the Caserma de Cristoforis in Como until November 6.Here, the protagonist is light,skilfully reinterpreted by lighting professionals.

 

The Festival is part of the ComOn event, i.e. an entire week dedicated to creativity now entering its fourth edition, which has the objective to suggest and encourage moments of reflection on the current status of light research.

 

It is a journey through the fascinating world of light, including the presentation of environmental and artistic applications, as well as debates and meetings.

The Talks will take place from October 22 to 29 at the conference hall of the Circolo Ufficiali della Caserma De Cristoforis, at Piazzale Montesanto 2, Como. The meeting will be chaired by thelighting designer Romano Baratta, who is also the event’s art director.

 

The programme

Saturday, October 22

 

11:00 am – ROUND TABLE ON LIGHT: a round-table discussion with the participants

 

2:00 pm-THE PROFESSION OF THE LIGHTING DESIGNER: needs and urgent requirements

Margherita Suss (AIDI), Maurizio Gianandrea (ADL), Mario Frau (APIL), Luciano Mecca (Light-is), Diego Bonata (cielo buio)

 

2:30 pm –TEACHING LIGHT

Piergiorgio Capparucci (Accademia di Macerata), Domenico Nicolamarino (Brera), Mario Bonomo(Polytechnic University in Milan), Andrea Siniscalco (Light Workshop of the Polytechnic University in Milan)

 

Saturday, October 29

 

11:00 am –COMMUNICATING LIGHT

Mancinelli Salvatore (author), Giacomo Rossi (luxemozione), Silvano Oldani (LUCE), Massimo Villa (Luce e Design), Lighting Now!

 

2:00 pm – Anthropology and philosophy of light

Giulio Maria Chiodi (philosopher), Romano Baratta (lighting designer)

 

2:30 pm –LIGHT ART. An art to be discovered.

Carlo Bernardini (artist), Tullio Leggeri (collector), Giuseppina Panza di Biumo (light art collector)

 

Inaugura A Milano Il Museo Del Novecento

Un nuovo museo nella piazza principale della città è un evento di portata storica. Per questo Néo, e-Magazine internazionale, dedica un numero speciale in uscita a dicembre, al Novecento e, in particolare, al museo del Novecento.

Indagare, interpretare, raccontare il Novecento nelle sue complesse, affascinanti sfaccettature, è l’ambizione del museo che aprirà i battenti negli storici ambienti del Palazzo dell’Arengario: in esposizione oltre 400 opere d’arte del XX secolo da ammirare gratuitamente fino a febbraio 2011.

Opere culturali che incarnano lo spirito del tempo, di un tempo appena concluso, procedono a scandagliare l’identità del Novecento attraverso filoni specifici: si parte da una sezione dedicata alle Avanguardie internazionali con dipinti di Picasso, Braque, Klee e Kandinskij, Laurens e Modigliani per poi accedere alla prima sala dedicata al Futurismo. Il percorso è contrassegnato dalla presenza di sezioni monografiche, tra le quali quella di Umberto Boccioni, con una collezione di opere unica al mondo. Segue l’arte degli anni Venti e Trenta, tra Novecento e Astrattismo con monografie di de Chirico, Morandi, Martini e Melotti, mentre a Lucio Fontana è stato dedicato il grande salone della torre dell’Arengario.

Un invito al sogno, pertanto, per rivivere le opere originali nel loro contesto e comprendere il senso più profondo di uno stile e di un gusto. Ed è la grande rampa a spirale all’interno della innovativa struttura, progettata da Italo Rota e Fabio Fornasari, a dare meglio il senso dell’importanza e dell’ambizione di questo progetto: un elemento funzionale che collega i diversi piani della torre, dal livello della metropolitana alla suggestiva terrazza sul Duomo, e nello stesso tempo un elemento artistico che renderà il Palazzo dell’Arengario universalmente riconoscibile. Un percorso complesso ed articolato studiato da un comitato scientifico di altissimo livello creato ad hoc per lo spazio milanese presieduto dal Direttore Centrale Cultura Massimo Accarisi e dal Direttore Settore Musei del Comune di Milano Claudio Salsi, coordinato da Marina Pugliese, Direttore del Progetto Museo del Novecento.

Lo spazio espositivo che offrirà esperienze emotive oltre che storiche al visitatore, che si muove attraverso il tempo e lo spazio. Non solo un contenitore per la conservazione delle opere d’arte, ma un percorso capace di trascinare il visitatore in un’esperienza unica che diventa segno tangibile di una città che si rinnova nella memoria del proprio passato, come dichiarato dal Sindaco di Milano Letizia Moratti: “Diffondere la conoscenza dell’arte del Novecento e consentire la migliore e più ampia visione delle collezioni che Milano ha ereditato nel tempo: sono questi gli obiettivi del progetto firmato da Italo Rota e Fabio Fornasari per rafforzare l’identità di Milano e aumentare il suo prestigio internazionale”.

Su Nèo, anche un interessante cammino dell’uomo del novecento attraverso i film culto di ogni decennio; una riflessione di Gillo Dorfles sul Novecento della pittura; la classifica XX Century pop, con i record musicali nel secolo della hit parade; senza dimenticare la letteratura e l’architettura che fanno respirare l’atmosfera del secolo.

Sempre sul numero di néo saranno pubblicati i vincitori ufficiali del contest IdeaMI per creativi internazionali.

Per informazioni sul museo: www.turismo.milano.it
Per informazioni su néo: www.neoenews.com (iscrizione gratuita)

 

Mostra Personale Di Nebojsa Despotovic, Velvet Glove

Arte Boccanera Contemporanea è lieta di presentare la personale di Nebojša Despotović Velvet Glove,

prima mostra del giovane artista serbo nei propri spazi.

I lavori su tela di Velvet Glove nascono dalla volontà di recuperare la memoria ed il patrimonio fotografico
individuale per riportare in superficie immagini, situazioni, odori ed atmosfere che sarebbero rimaste sepolte
per sempre. In forma spontanea e personale la pittura del giovane artista ha infatti il potere di far riemergere
pezzi di vita passata ed ormai dimenticata, come capitava a Proust con la madeleine. Così, senza mai
essere stanco elogio del passato e di quello che è stato, Il suo lavoro concentra ed addensa ciò che il tempo
ha senza ritegno diluito.

Le opere di Despotović nascono da una caccia alle immagini a partire dai libri di storia, dalle vecchie foto,
dai vecchi volumi di enciclopedie e testi scolastici trovati ai mercatini delle pulci. Sono porzioni di memoria
personale abbandonate che finiscono nelle mani di uomini distanti nel tempo e nello spazio, senza che vi sia
nulla in comune tra colui che guarda ed i soggetti raffigurati. Non sono mai icone ma, al contrario, identità
precise, persone che hanno vissuto, combattuto, amato, sofferto. La distanza, la carta ingiallita, testimoniano
l’usura del tempo e la perdita del loro valore.

I bambini, le donne e gli uomini che Despotović ritrae – dopo averli scovati e riesumati all’oblio – nelle pose
che avevano assunto di fronte l’occhio del fotografo, ci raccontano di un mondo che non c’è più e che è
ormai saldamente entrato nel mare magnum della storia, probabilmente senza che essi ne siano stati protagonisti o personaggi riconoscibili.

I loro nuovi ritratti testimoniano invece l’importanza del loro (o nostro)
vissuto individuale, di tutto ciò su cui è necessario rivolgere lo sguardo e trattenere a futura memoria.

I colori cupi e plumbei, le tinte smorzate nella cromia ma pastose nella consistenza, i tratti fisiognomici
accennati ma mai compiuti sino in fondo (ritrarre vuol talvolta dire mostrare anche ciò che non c’è), i dettagli
delle suppellettili appena abbozzati ci fanno così vedere quello che di più importante abbiamo: la nostra
identità. Che non è sempre chiara e perfettamente delineata, ma spesso nascosta fra le pieghe della nostra
vita o le grinze di un guanto di velluto che inconsapevolmente un bambino ritratto da un anonimo fotografo
tiene in mano.

Nebojša Despotović. Velvet Glove
a cura di Daniele Capra e Luigi Meneghelli
catalogo in galleria
Galleria Arte Boccanera Contemporanea di Giorgia Lucchi
via Milano 128/130, Trento
dal 13 novembre 2010 al 29 gennaio 2011
inaugurazione sabato 13 novembre 2010 ore 18
T/F +39 0461 984206 C +39 340 5747013
arteboccanera@gmail.com, www.arteboccanera.com

 

La Cappella Degli Scrovegni A Padova

Otto mesi di restauro hanno riportato alla luce e al suo massimo splendore un altro capolavoro dell’arte italiana: gli affreschi del Divin Pintore, così veniva chiamato Giotto, l’artista che insieme a Dante diede origine alla civiltà italiana. La Cappella degli Scrovegni fu edificata nel 1303 per volere di Enrico Scrovegni con il fine di espiare i peccati di usura del padre.

La decorazione dell’unica navata fu commissionata a Giotto che terminò i lavori nel 1305, anno di consacrazione della cappella. Il ciclo narrativo degli affreschi descrive le Storie della vita della Vergine e di Cristo, scandite in tre fasce, suddivise in riquadri lungo le pareti; l’alto zoccolo di base raffigura le allegorie dei Vizi e delle Virtù a chiaroscuro.

Sopra all’arco trionfale di fronte all’entrata ritroviamo la scena dell’Annunciazione; nella controfacciata il maestoso Giudizio Universale; nella volta a botte, racchiusi in due medaglioni, le effigi di Cristo e di Maria circondate dai Profeti. Giotto è riuscito a creare una dimensione spaziale nuova, uno spazio illusorio, simbolico della pittura che supera quello fisico dell’architettura.

Notevole la composizione dei due finti Coretti che creano una illusione di profondità. Anche il colore gioca un ruolo decisivo e innovativo: accentuazione delle graduazioni tonali e contorni incisivi; una perfezione di segno e una cura maniacale della tecnica che si accosta più a una pittura da tavola che a una decorazione murale.

Quest’opera simboleggia la maturità artistica di Giotto e viene eletta a simbolo della città di Padova. Un percorso che lascia un’emozione indescrivibile.

Per una migliore conservazione della cappella la fruizione è limitata a 25 persone alla volta con 4 turni all’ora. E’ obbligatoria la prenotazione.

Durante l’anno la Cappella osserva i seguenti giorni di chiusura: Natale, Santo Stefano e Capodanno.

 

 

Informazioni sull’autore
lmalerbaLara Malerba

Lara Malerba si occupa della gestione di contenuti per ZeroDelta. Nel raro tempo libero si diletta con il suo blog.

Site: http://amemipiace.blogspot.com/

 

 

 

 

 

Andy Warhol in vendita a 22’000 euro

Ad andare in asta una fantastica opera d’arte , si tratta infatti di una polo firmata Halston, marchio noto e apprezzato negli anni ‘70, appartenuto con certezza a Warhol

Questo artista eccentrico e poliedrico non finisce mai di stupirci, sembra che tutto quello che tocchi sia diventato oro!

Non solo i suoi quadri ma anche i suoi vestiti sono oggetto di culto per i collezzionisti del settore, aggiudicarsi uno degli oggetti di Warhol significa anche spendere fino a 22’000 euro per un maglioncino in cashmire, speriamo che almeno tenga caldo.

 

ago 11th by admin