Risulta sempre difficile per un collezionista di quadri, trovare qualcosa che si rivaluti nel tempo. Oggi vorrei parlarvi della pop art romana degli anni 60 e di quanto si stiano rivalutando le opere di questo periodo storico.
Mentre ormai alcuni artisti del boom economico del dopoguerra sono totalmente affermati, come ad esempio Fontana, ci sono molte opere di artisti romani su cui gli investitori dell’arte dovrebbero puntare, è ad esempio il caso di Sergio Lombardo

Questi quadri monocromi di Sergio Lombardo, stupiscono per la loro semplicità e forza espressiva. Sono delle grandi sagome nere, che raffigurano personaggi storici dell’età contemporanea, nell’esempio sopra Kennedy.
Cosa riuscite a vedere in questo quadro? Inanzitutto pensiamo alle dimensioni, per rappresentare una figura così semplice basterebbe un piccolo quadro, ma Lombardo usa invece una grande tela. Così facendo lo spettatore è piccolo di fronte all’enorme figura nera sovraumana, richiamando le nostre paure infantili , pensate “all’ uomo nero” di cui ci parlavano da piccoli. In effetti un personaggio così importante incute in noi interesse, ammirazione, ma anche un cambiamento sociale forte, la paura dui qualcosa che sta accadendo di cuiu non conosciamo l’esito. Tra l’altro pensando alla fine di Kennedy oguno di noi può provare quel senso di angoscia, di un grande uomo di cui rimane solo l’ombra appunto, il suo riflesso ma non il suo corpo.

La scelta della posa è invece pittosto banale, Kennedy con il sito puntato alla folla è un immagine che è già nella coscienza collettiva, qui Lombardo non vuole aggiungere nulla all’mmagine di Kenneedy ma anzi ridurla all’essenziale. Questo è tipico della pop art in fondo : la posterizzazione delle immagini, la foto che diventa manifesto, slogan, timbro. Per il resto c’è un evidente richiamo alle “ombre cinesi” , in cui una sagoma viene proiettata proprio su un telo bianco.

Personalmente riesco a vedere in questa opera anche un lontano richiamo a all’arte di Malevic e al suprematismo russo, in questo caso mi riferisco al quadrato nero su fondo bianco, laddove l’arte diviene fine a se stessa, anche qui l’immagine di Kennedy vuole solo rappresentare l’immagine appunto, fermandosi ad analizzare quanto questa può influenzarci.
